produzione Noir Desir.it

"Caracreatura"

di Pino Roveredo


con
Diletta Oculisti

riduzione teatrale e regia
Massimo Stinco

scena
Gianni Calosi e Massimiliano Duchi

luci
Marco Faccenda

musiche
Ludovico Einaudi





Firenze, parco di Villa Fabbricotti
19 e 20 giugno 2008



Marina è una donna giovane ma invecchiata dentro, con una vita alle spalle fatta di fatiche e abbandoni, di violenze familiari subite per destino, ma con una voglia di riscatto che non è venuta mai meno e che alla fine pare averla condotta alle soglie di una nuova esistenza, serena, assieme al marito Federico e al figlio Gianluca. Ma qualcosa poi s'incrina, lo spettro della più grande piaga del nostro tempo, la droga, entra dalla porta di casa e sparge il suo veleno. Gianluca smarrisce se stesso, finisce in carcere: il mondo si è ribaltato, e tutto è accaduto in un attimo. E allora, ecco profilarsi l'odissea di questa Madre coraggio. Plebea e sublime, volgare e delicata - perché la contraddizione appartiene all'anima delle persone in cui dimora la verità Marina farà di tutto per salvare la sua caracreatura, fino a un gesto d'amore estremo e sorprendente. Pino Roveredo scrive una storia in presa diretta che possiede il rigore di una perfetta macchina narrativa. Ma il suo è anche più di un romanzo: è una lama che colpisce al cuore con la spietatezza di chi, senza usare trucchi e accomodamenti, vuole mostrare che la vita può essere anche questa. Non un gioco, ma una lotta in cui gettarsi con le unghie e coi denti, rendendoci partecipi, da lettori, di una commozione che va forse al di là delle parole.
Chi parla è una donna, di nemmeno quarant'anni: una vita alle spalle, fatta di fatiche e abbandoni, voglia di riscatto. Ma ora è arrivato il momento della confessione, al proprio unico figlio. E' giunto il momento di raccontargli non solo le sue avventure di donna, ma anche e soprattutto quelle di una madre il cui figlio, ora, mentre la ascolta, è nella "città dei cancelli", in prigione. Non sappiamo perchè il figlio è lì recluso. Per quale reato. Nulla lascia supporre che esso sia malvagio. Ma la domanda da farsi non è tanto perchè è in prigione, ma per colpa di chi. Chi ha voluto che ci finisse. Madre e figlio sono legati da un filo indistruttibile, che saprà resistere anche all'ultima, inquietante rivelazione.
"Sono stremata, caracreatura, ho consumato i muscoli, e ora mi rimane solo la forza di alzare un brindisi alla vita, e di ringraziare per i trentasei anni di gioia e i tremila anni d'inferno che mi è stato concesso di vivere. Ho avuto tanto, ho dato tutto..."

Massimo Stinco








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